Acqua: un bene prezioso che si continua a sprecare
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Per sopravvivere un essere umano ha bisogno di 4 litri di acqua al giorno. Oltre, naturalmente, a quelli necessari per cucinare e per gli altri usi domestici: il consumo medio quotidiano di una famiglia europea è pari a 165 litri circa. A questa somma si deve aggiunge l'acqua che serve a produrre il cibo e a far funzionare le industrie. Risultato? Una cifra enorme.
E la situazione del Bel Paese si fa critica: l'impronta idrica in Italia, cioè la quantità di acqua dolce utilizzata per produrre beni e servizi, è pari a 132 miliardi di metri cubi l'anno, 6.309 litri pro capite al giorno. Siamo il terzo importatore netto di acqua virtuale al mondo (62 miliardi di metri cubi l'anno), dopo Giappone e Messico e prima di Germania e Regno Unito.
Sono i dati contenuti nel rapporto "Acqua in bocca: quello che il cibo non dice sull'impronta idrica" preparato dal Wwf, in cui è evidente una potenziale carenza: solo il 2,5 per cento dell'acqua che copre per oltre due terzi il pianeta è dolce.
Se sottraiamo la parte non disponibile perché racchiusa nei ghiacci e nelle acque sotterranee, ne resta solo l'1 per cento.
Finora questo 1 per cento è stato sufficiente. Ma l'assalto alle zone umide, la crescita demografica, l'aumento dei consumi pro capite e l'inquinamento hanno fatto saltare in molte zone del mondo un equilibrio già precario.
A tutto ciò si aggiunge il cambiamento climatico che sta per dare la mazzata finale. Insomma mentre l'acqua diviene un bene tanto prezioso l'Italia si trova esposta al terzo debito idrico del pianeta.
"La colpa è del peggioramento delle nostre abitudini alimentari – spiegano i ricercatori -In Italia il consumo di cibo è responsabile dell'89 per cento dei consumi di acqua e questo dato ci dovrebbe aiutare perché la dieta mediterranea ha un impatto idrico molto minore di quella a base di carne. Peccato che negli ultimi anni il nostro stile di vita sia peggiorato: importiamo grandi quantità di beni che richiedono molta acqua come la carne di maiale tedesca".
"Sul risparmio idrico è stata fatta molta comunicazione ma sul versante sbagliato: si parla quasi solo dei consumi nelle case che valgono il 4 per cento del nostro bilancio complessivo - continuano gli esperti - Visto che i prodotti di origine animale (latte, uova, carne, formaggi) rappresentano quasi la metà dell'impronta idrica totale dei consumi, in Italia per migliorare dovremmo puntare con forza sul made in Italy, sui prodotti da pascolo, sul chilometro zero, sulla dieta mediterranea".
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