Rinnovabili, con 'spalma incentivi' a rischio settore green economy
dehalfv magazine > News Rinnovabili
Norma 'spalma incentivi': contributi ridotti erogati in 27 anni anziché in 20. Gli addetti ai lavori denunciano tagli retroattivi. assoRinnovabili, l'associazione che rappresenta oltre 500 imprese attive in Italia e all'estero nella produzione di energia rinnovabile per oltre 20.000 Mw installati esprime totale contrarietà all'ipotesi di un provvedimento retroattivo e obbligatorio quale sarebbe lo ''spalma incentivi''.
La misura ipotizzata dal ministero dello Sviluppo Economico, attraverso una variazione unilaterale dei contratti in essere tra Stato e imprese, andrebbe a ridurre ulteriormente e ingiustificatamente la profittabilità degli impianti fotovoltaici.
" Già solo l'intenzione del governo - dichiara Agostino Re Rebaudengo, presidente di assoRinnovabili - sta provocando forti contraccolpi nel sistema creditizio che di fatto ha "congelato" i nuovi finanziamenti, paralizzando il settore con ripercussioni occupazionali ingenti per i circa 100.000 addetti del fotovoltaico, ma anche per le casse dello Stato, che potrebbero rinunciare a entrate fiscali per oltre 600 milioni di euro. A livello Paese, l'enorme impatto negativo vanificherebbe gli auspicati marginali benefici sulle piccole e medie imprese ".
"Peraltro - continua Re Rebaudengo - l'obiettivo del Governo di ridurre le bollette elettriche è già stato ottenuto proprio grazie alle fonti rinnovabili, che nell'ultimo anno e mezzo hanno fatto diminuire il prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso da 70 a 45 euro/MWh per un risparmio complessivo compreso tra 7 e 8 miliardi di euro ".
"Se le Pmi e i cittadini non hanno ancora ottenuto questi benefici non è certo responsabilità delle rinnovabili. Ricordo inoltre che il settore fotovoltaico è già stato penalizzato da interventi regolatori retroattivi che avranno un impatto di oltre 1 miliardo di euro all'anno - continua il presidente di assoRinnovabili - Le rinnovabili rappresentano il presente e il futuro per la capacità di produrre vantaggi per il sistema economico, per l'obiettivo strategico di preservare l'indipendenza energetica del Paese e per la salvaguardia sempre più urgente dell'ambiente ".
Ad illustrare quello che non va in questa norma è una lettera che Anie Gifi e assoRinnovabili hanno inviato nei giorni scorsi al ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, al viceministro Claudio De Vincenti e al direttore generale per il mercato elettrico, le rinnovabili, l'efficienza energetica e il nucleare, Sara Romano.
La disposizione di cui ai commi 3-6 dell'art. 1 della legge n. 9/2014, prevede che iproduttori di energia elettrica da fonti rinnovabili titolari di impianti che accedono agli incentivi ante DM 6 luglio 2012, possano, per i medesimi impianti, in misura alternativa:
a) continuare a godere del regime incentivante spettante per il periodo di diritto residuo. In tal caso, per un periodo di dieci anni decorrenti dal termine del periodo di diritto al regime incentivante, interventi di qualunque tipo realizzati sullo stesso sito non hanno diritto di accesso ad ulteriori strumenti incentivanti, incluso ritiro dedicato e scambio sul posto, a carico dei prezzi o delle tariffe dell'energia elettrica;
b) optare per una rimodulazione dell'incentivo spettante, che viene ridotto di una percentuale differenziata per tipologia di impianto e meccanismo incentivante, nonché per durata del periodo residuo di incentivazione. Tale riduzione si applica per un periodo rinnovato di incentivazione pari al periodo residuo dell'incentivazione spettante alla medesima data incrementato di 7 anni e tiene conto dei costi indotti dall'operazione di rimodulazione degli incentivi, incluso un premio adeguatamente maggiorato per gli impianti per i quali non sono previsti, per il periodo successivo a quello di diritto al regime incentivante, incentivi diversi dallo scambio sul posto e dal ritiro dedicato per interventi realizzati sullo stesso sito.
Allo scopo di salvaguardare gli investimenti in corso, viene inoltre previsto un periodo residuo di diritto agli incentivi entro il quale non si applica la penalizzazione prevista alla lettera a). La legge fissa in prima istanza che tale periodo residuo non può comunque scadere prima del 31 dicembre 2014 e che possa essere differenziato per ciascuna fonte, per tener conto della diversa complessità degli interventi medesimi.
La disciplina attuativa del meccanismo è demandata ad un decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con parere dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas che doveva essere adottato entro il 22 aprile 2014 (60 giorni dall'entrata in vigore della norma).
Anie Gifi e assoRinnovabili ravvisano, in primo luogo, che il meccanismo così delineato comporta seri problemi applicativi che rendono l’opzione poco appetibile e quindi destinata ad avere scarso successo, vanificando il pur apprezzabile intento della riduzione degli oneri annuali gravanti sulla bolletta elettrica. Nella definizione delle percentuali di cui al punto b) sussistono infatti diversi profili di criticità, non facilmente risolvibili.
Innanzitutto dovrà essere rispettato un criterio di indifferenza finanziaria, in base al quale il Valore Attuale Netto (VAN) e il Tasso Interno di Rendimento (TIR) di ogni singolo investimento non dovranno subire variazioni; data l’elevata casistica di impianti interessati e di elementi da considerare (come ad esempio il naturale tasso di degrado prestazionale degli impianti), tale operazione si presenta sicuramente molto complessa, se non addirittura inapplicabile.
Vi è poi una serie di difficoltà oggettive in relazione all’assetto autorizzatorio, contrattuale e finanziario delle iniziative.
I. TITOLI ABILITATIVI ALLA COSTRUZIONE ED ESERCIZIO DEGLI IMPIANTI E ALLO SFRUTTAMENTO DELLA FONTE ENERGETICA. Nonostante il tentativo di semplificazione e razionalizzazione avviato nel 2003 con il d.lgs. n. 387, è purtroppo noto che oggi occorrono nella maggior parte dei casi più di 30 pareri positivi per avviare la costruzione degli impianti e che i relativi procedimenti non si concludono quasi mai entro il termine stabilito dalla legge. L’adesione al meccanismo di rimodulazione comporterebbe in molti casi la necessità di intervenire sui titoli abilitativi per consentire la prosecuzione dell’attività di produzione, con ogni conseguenza in termini di alea circa la positiva e tempestiva conclusione dei procedimenti. Si consideri, inoltre, che in alcuni casi la realizzazione degli impianti consegue all’espletamento di una procedura concorsuale per la concessione dello sfruttamento della risorsa energetica (si pensi all’idroelettrico, ma anche al biogas da discarica), concessione che dovrebbe essere rinnovata e il cui rinnovo, data la delicatezza degli interessi pubblici in gioco, non è automatico.
II. CONTRATTI DI UTILIZZO DEI SUOLI. L’accesso alla rimodulazione, poi, porrebbe un serio problema legato alla necessaria rinegoziazione dei contratti di utilizzo dei suoli su cui sono ubicati gli impianti che, di regola, hanno una durata pari a quella degli incentivi e che, talvolta, è imposta dagli istituti di credito. La rinegoziazione “necessitata” di tali contratti, come minimo esporrebbe i produttori a ricatti contrattuali ed economici da parte dei proprietari delle aree ma potrebbe anche non andare a buon fine.
III. CONTRATTI DI FINANZIAMENTO DELLE INIZIATIVE. Ovviamente l’opzione per la modulazione porta come inevitabile conseguenza la rinegoziazione dei contratti di erogazione dell’originario finanziamento per la realizzazione dell’iniziativa energetica. Oltre all’entità dei corrispettivi per la sola procedura di rinegoziazione (fino a 50.000 € per iniziativa), è prevedibile che gli istituti di credito impongano condizioni particolarmente gravose (e, dunque, inaccettabili) per la modifica dei contratti in essere (ad esempio alzando lo spread sul tasso di finanziamento preso a riferimento). Inoltre, per gli investimenti in project financing, tipicamente a tasso variabile, le banche richiedono la sottoscrizione di un contratto swap per rendere il tasso fisso ed evitare oscillazioni di interessi nel tempo.
Poiché rimodellare gli incentivi significa rimodellare il finanziamento e rimodellare il finanziamento implica la “rottura” dello swap, emerge un tema relativo ai costi connessi che dovrà pagare l'investitore o in alternativa l’istituto finanziario (con ricadute molto importanti sul sistema creditizio) o lo Stato/componente A3 (con impatti ugualmente molto significativi). Infine, quando le banche finanziano in project o leasing ovviamente fanno provvista sul mercato con durata equivalente. Dal 2010 ad oggi i mercati sono molto cambiati e non è per nulla scontato che le banche riescano ad allungare il tempo della provvista, e comunque anche qualora ce la facessero sarebbe in rottura di molti parametri patrimoniali.
Per quanto riguarda, in secondo luogo, il periodo di esenzione dalla penalizzazione prevista, le Associazioni ritengono fondamentale considerare una salvaguardia ragionevole, con periodi residui di incentivazione pari ad almeno 4 anni entro i quali non applicare la penalizzazione stessa. Un incremento di 7 anni di un periodo residuale breve infatti, non andrebbe nella direzione designata di salvaguardia degli investimenti in corso. Infatti, nella maggior parte dei casi, all’approssimarsi dello scadere del periodo di incentivazione gli operatori programmano gli interventi necessari (rifacimenti, potenziamenti, ricostruzioni) per il rinnovo tecnologico degli impianti, attivando al contempo l’intero processo di progettazione e autorizzazione, che, come noto, ha durate spesso aleatorie e difficilmente comprimibili.
In merito a tali interventi è bene ricordare, inoltre, come permettano al paese di aumentare l’efficienza del proprio parco produttivo, producendo energia rinnovabile ad un costo minore e ad impatto ambientale nullo (in diversi casi vengono addirittura migliorate le prestazioni ambientali degli impianti), oltre a perseguire l’obiettivo di indipendenza energetica, tema tornato di grande attualità con la crisi ucraina.
I benefici sono infine evidenti anche sotto altri profili: solo per dare una stima, gli investimenti cumulati negli ultimi 10 anni, secondo il Bollettino qualifiche IAFR 2012 del GSE, interessano quasi 1.000 impianti e hanno superato i 9 miliardi di euro, con ritorni evidenti per la collettività in termini di PIL e occupazione generati direttamente e nell’indotto, nonché delle entrate fiscali correlate (IVA, IRES, IRPEF, accise ecc.). Le Associazioni ritengono che un possibile strumento di attrattività per gli operatori possa essere quello di garantire loro un valore minimo di retribuzione per gli impianti dato dalla somma del minor incentivo riconosciuto e dalla valorizzazione dell’energia. Nell’incertezza futura sull’andamento della domanda elettrica ed in maggior misura sul prezzo dell’energia, appare, infatti, ragionevole poter modulare il decalage dell’incentivo proprio in funzione dell’andamento del prezzo dell’energia.
Non potendo, infatti, intervenire direttamente sul prezzo di mercato dell’energia, è ipotizzabile una rimodulazione degli incentivi in un’ottica maggiormente flessibile, individuando delle percentuali di riduzione - differenziate per tipologia di fonte e fasce di potenza degli impianti - variabili al diminuire del prezzo dell’energia. In altri termini, si tratta di inserire nell’ordinamento una misura di salvaguardia, valore floor, per i produttori aderenti allo spalma incentivi. Sarebbe fondamentale inoltre definire fin da oggi una serie di strumenti di sostegno per gli interventi di potenziamento, ricostruzione e rifacimento al fine di permettere agli operatori di effettuare una scelta ponderata e consapevole, eliminando la componente di incertezza presente ad oggi su eventuali future forme di incentivazione per simili interventi.
(Fonte: assoRinnovabili)
DEHALFV azienda leader nella transizione energetica
12/2/2024 | News Marketing
I BENEFICI DELLE COMUNITA' ENERGETICHE
08/2/2024 | News Rinnovabili
Una grande opportunità di sostegno e rilancio alla crescita delle Piccole e Medie Imprese.
IL SOLE ABBATTE LA BUROCRAZIA
06/02/2024 | News Rinnovabili
Solare Termico e Fotovoltaico facile per le famiglie e le imprese assediate dal caro bolletta.