Architetti: si alleggeriscano i requisiti di fatturato
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Inserire nel decreto Sblocca Italia misure per aprire il mercato dei lavori pubblici ai giovani progettisti. È questa la richiesta avanzata al Governo dal Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (CNAPPC).
Nel mirino degli architetti c’è l’articolo 263 del Regolamento Attuativo del Codice Appalti, che fissa une serie di requisiti di fatturato per l’acceso alle gare per l’affidamento di servizi di ingegneria e architettura.
Gli architetti dicono che si tratta di condizioni illegittime, che pongono dei limiti ingiustificati ai progettisti interessati a partecipare ad una gara, ma che non avendo i requisiti richiesti ne sono esclusi.
Citando il documento posto in consultazione dall’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) fino al 15 settembre, il Cnappc sottolinea come la normativa italiana sugli appalti contrasti con la nuova Direttiva europea sugli appalti pubblici (2014/24/UE).
In base alla direttiva, il fatturato minimo che le Stazioni Appaltanti possono chiedere ai concorrenti non può superare il doppio del valore stimato dell’appalto. Al contrario, l’articolo 263 del Regolamento Attuativo prevede che il fatturato debba essere compreso tra le due e le quattro volte l’importo posto a base di gara.
Un tentativo di adeguamento alle norme comunitarie era stato fatto con la prima versione del Decreto Semplificazioni, che portava da cinque a sette anni il periodo su cui calcolare il requisito del fatturato, che doveva essere compreso tra 1,5 e 3 volte. Le disposizioni sono però state stralciate prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Per questi motivi, il Cnappc ha chiesto che all’interno del decreto Sblocca Italia sia trovata una soluzione perché “il mercato dei lavori pubblici non sia riservato ad un numero molto ridotto di operatori economici e pertanto esposto a fenomeni di corruzione”.
Tra gli altri obiettivi da raggiungere il Cnappc segnala “il contenimento dei ribassi, il rilancio del concorso di progettazione, una maggiore trasparenza nelle composizione delle giurie, l’esternalizzazione dei servizi di architettura e di ingegneria e la riduzione del ricorso alla procedura dell’appalto integrato, oggi al centro di una serie di contenziosi che fanno incrementare i costi e i tempi di realizzazione delle opere pubbliche”.
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