Legge di Stabilità, spunta un regalo ai vecchi impianti a biomasse
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Un “regalo” a installazioni in genere di grossa taglia e che producono solo energia elettrica fatto a spese di tutto il resto del comparto delle rinnovabili elettriche, dato che la spesa per l'estensione degli incentivi andrà ad erodere il budget dei 5,8 miliardi riservato alle FER non FV, superato il quale gli incentivi cessano. Ad esempio, ipotizzando che siano coinvolti impianti per 2-300 MW potremmo stimare che la sottrazione di risorse sarà di 125-190 milioni di euro l'anno (a breve saremo in grado di fornire un dato più preciso su costi e impianti interessati).
La novità sta in un emendamento (10.98 NF a firma Castricone, PD) approvato in Commissione Bilancio alla Camera al testo della legge di Stabilità, ora inviato all'aula per la votazione, che avverrà oggi.
Incentivi estesi fino al 2020
La modifica dispone che alla produzione di energia elettrica di impianti alimentati da biomasse, biogas e bioliquidi sostenibili, che cessano entro la fine del 2016 di beneficiare di incentivi sull’energia prodotta (in alternativa ai prezzi minimi garantiti, previsti dall’articolo 24, comma 8 del D.Lgs. n. 28/2011, mai attuato) sia concesso un diritto a fruire fino al 31 dicembre 2020 di un incentivo all’energia prodotta, pari all’80% di quello attuale, cioè di quello riconosciuto dal D.M. 6 luglio 2012 agli impianti di nuova costruzione e di pari potenza.
L’erogazione dell'incentivo - dispone l'emendamento - è subordinata alla decisione favorevole della Commissione europea in esito alla notifica del regime di aiuto.
L'esame della Commissione europea
Per questo i produttori interessati al prolungamento dovranno fornire al MiSE tutti gli elementi per la notifica alla Commissione UE che dovrà verificare - per ogni impianto - le compatibilità ai sensi della disciplina in materia di aiuti di Stato a favore dell’ambiente e dell’energia 2014-2020.
Il riferimento è alla Comunicazione 2014/C 200/01, secondo la quale la Commissione considererà compatibili gli aiuti agli impianti a biomassa dopo l’ammortamento dell’impianto “se lo Stato membro interessato dimostra che i costi operativi sostenuti dal beneficiario dopo l’ammortamento dell’impianto risultano ancora superiori al prezzo di mercato dell’energia in questione” e a condizione che siano l’aiuto sia “concesso unicamente sulla base dell’energia prodotta da fonti rinnovabili”, che la misura sia “concepita in modo tale da compensare la differenza tra i costi operativi a carico del beneficiario e il prezzo di mercato” e che sia “in atto un meccanismo di controllo volto a verificare se i costi operativi sostenuti continuano ad essere superiori al prezzo di mercato”.
Il favore avrebbe potuto essere ancora più grande
L'emendamento nella sua versione iniziale era ancora più generoso verso gli impianti beneficiati e ed è stato ridimensionato. La nuova formulazione, quella approvata, riduce infatti da 12 a 4 anni l'estensione dell'incentivo e introduce esplicitamente il vincolo (che d'altra parte non poteva certo essere aggirato) dell'approvazione dell'estensione per il singolo impianto da parte della Commissione europea, che come scritto ne verificherà la conformità alla disciplina sugli aiuti di Stato.
Si sottraggono risorse ai nuovi impianti a rinnovabili
Dura la critica che arriva dal Coordinamento FREE, che riunisce le associazioni delle rinnovabili e dell'efficienza energetica. Gli impianti a cui si va in soccorso, si fa notare sono “per lo più di grandi impianti realizzati molti lustri fa per la produzione di energia elettrica da biomasse, che quasi sempre dissipano la grande quantità di termica comunque generata” e che “hanno beneficiato per 15-20 anni degli incentivi di Cip 6 o di Certificati Verdi, quindi sono già abbondantemente sostenuti e ammortizzati”.
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