Attenzione Europa, anche l’India vuole diventare un gigante delle batterie
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Dove si costruirà il maggior numero di super-fabbriche di batterie al litio?
La competizione per il primato industriale sulle nuove tecnologie per l’auto elettrica e l’accumulo energetico continua a espandersi, dopo che anche l’India ha annunciato nei giorni scorsi di voler entrare stabilmente in questa partita.
Una partita che si sta giocando su scala mondiale, con l’Europa sempre più decisa a non perdere quel treno economico-tecnologico che potrebbe consentire al vecchio continente di sviluppare una solida industria in questo campo.
Francia e Germania, in particolare, sono decise a investire centinaia di milioni di euro nei prossimi anni per realizzare stabilimenti produttivi europei di celle/batterie e così contrastare l’attuale dipendenza dalle importazioni di accumulatori made in Asia.
E Bruxelles già nel 2017 ha lanciato la Battery Alliance che prevede la nascita di 10-20 gigafactory entro il 2025 con l’obiettivo di fare concorrenza ai grandi marchi che producono in Cina, Corea del Sud, Giappone.
Anche in India?
L’idea del presidente Narendra Modi è proprio questa: la National Mission on Transformative Mobility and Battery Storage, appena approvata dall’esecutivo indiano, punta a promuovere e finanziare le iniziative in tema di mobilità “pulita, connessa e condivisa” come evidenzia una nota pubblicata sul sito web del Press Information Bureau del governo indiano.
Quindi, in sostanza, si parla delle diverse tecnologie che circondano l’auto elettrica (“entire EV value chain” si legge nella nota): non solo le batterie, ma anche gli altri componenti dei veicoli, compresi i sistemi di guida autonoma e per il car-sharing di nuova generazione.
Questa “missione” nazionale prevede due programmi speciali per sostenere il comparto manifatturiero indiano, due Phased Manufacturing Programme (PMP) validi per cinque anni (fino al 2024), di cui uno riservato alla nascita di alcune gigafactory per la produzione integrata di celle/batterie al litio in grado di essere competitive su scala globale (“large-scale, export-competitive” sono gli aggettivi usati per descrivere le caratteristiche che dovranno possedere i futuri stabilimenti).
Il secondo PMP è finalizzato a installare nuove fabbriche specializzate nella realizzazione degli altri componenti dei veicoli a zero emissioni. Lo scopo è analogo a quello sancito dalla Battery Alliance europea: sviluppare un “ecosistema” industriale domestico per la mobilità elettrica.
Le tecnologie/soluzioni per i trasporti puliti, evidenzia il governo indiano, serviranno anche a migliorare la qualità dell’aria nei centri urbani e diminuire la dipendenza del paese dalle importazioni petrolifere, incrementando al contempo la diffusione delle energie rinnovabili e dei sistemi di accumulo.
In definitiva, anche l’India vuole diventare un gigante nel campo delle batterie e delle nuove forme di mobilità a basso impatto ambientale, quindi il “peso” complessivo dell’Asia è destinato a crescere ancora, con ogni probabilità, e non solamente con le iniziative delle aziende cinesi.
E l’Europa, è evidente, deve proprio correre se vuole evitare il rischio di farsi schiacciare.
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