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Efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili: cosa serve per lo sviluppo sostenibile dell’energia

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Uno dei 17 obiettivi globali dell’Agenda 2030 Onu per lo sviluppo sostenibile è l’accesso universale a un’energia economica, affidabile, sostenibile e moderna e una delle tavole rotonde dell’ottavo Summit del Global Energy Prize, tenutosi al Karlsruher Institut für Technologie (KIT) in Germania, è stata dedicata proprio a quel che è necessario per raggiungere questo obiettivo.

 

I rappresentanti dell’industria energetica di 6 Paesi hanno identificato gli aspetti economici, ambientali, sociali dell’obiettivo energetico dell’Agenda 2030 e il ruolo della cooperazione energetica internazionale e hanno convenuto che «La disponibilità di energia è uno dei fattori determinanti che consente di raggiungere il resto degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite». Avere a disposizione energia affidabile è necessario per affrontare i crescenti problemi che riguardano la sicurezza, i cambiamenti climatici, la produzione alimentare, la riduzione della povertà, lo sviluppo economico, l’istruzione e la salute. Ma gli esperti sono convinti che «L’umanità ha molta strada da fare per raggiungere il settimo obiettivo dell’Agenda Onu entro il 2030».

 

Marta Bonifert, del Global Award Prize International Committee e del consiglio di amministrazione dell’Hungf Business Leaders Forum (HBLF), ha sottolineato che «Negli ultimi anni, grazie ai recenti progressi nell’elettrificazione, la percentuale della popolazione mondiale con accesso all’elettricità è aumentata dal 78% all’87%, in particolare nei Paesi economicamente arretrati. Tuttavia, quasi un miliardo di persone nel mondo non ha ancora accesso all’elettricità. Dato che la domanda di energia continua a crescere, richiederà investimenti significativi in ​​infrastrutture, integrazione sistemica e forte azione politica. In questo scenario, la quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale sarà del 50% entro il 2035 e le emissioni di carbonio dovute alla diminuzione della domanda di carbone saranno ridotte. La chiave del successo nel raggiungimento, degli obiettivi dell’Onu è il lavoro congiunto di tutti gli attori statali e non statali. Per guidare questo processo abbiamo bisogno di leader trasformazionali visionari, nonché di leadership da parte del governo, della scienza, della politica, degli affari e della società,. Il Global Energy Prize ne è un vivido esempio e un vero acceleratore del cambiamento. Per 17 anni ha svolto un ruolo cruciale nel campo dell’energia, mettendo in mostra il mondo degli scienziati i cui sviluppi innovativi sono trasformativi, amplia i confini della scienza e apre nuove opportunità per l’umanità».

 

Michael Williamson, capo sezione dell’energy division dell’United Nations economic and social commission for Asia and the Pacific (Unescap) ha evidenziato «La necessità di un lavoro integrato per lo sviluppo sostenibile. Ci sono una serie di ostacoli che richiedono un’attenzione speciale e la ricerca di compromessi. Innanzitutto, i Paesi si trovano in diverse fasi di sviluppo in termini di capacità energetica, soluzioni tecnologiche e disponibilità delle infrastrutture. I raggruppamenti regionali possono svolgere un ruolo importante nel divario tra gli Stati, che garantirà lo scambio di idee e svilupperà un piano d’azione comune. In secondo luogo, l’attuazione dei restanti obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite potrebbe richiedere un aumento dell’approvvigionamento energetico, il che a sua volta potrebbe complicare il compito di attuare il settimo obiettivo. Ad esempio, il secondo obiettivo dell’Agenda 2030 è legato all’eliminazione della fame, ma circa 3 miliardi di persone usano la biomassa tradizionale o il carbone per cucinare, il che provoca danni alla salute e all’ambiente. A questo proposito, è necessario fornire la possibilità di cucinare in condizioni “pulite”».

 

David Faiman, del Global Energy Prize International Award Committee e professore emerito all’università Ben-Gurion del Negev, ha parlato dell’importanza dell’abbandono degli idrocarburi per lo sviluppo di energia sostenibile: «Le centrali solari ed eoliche possono portare a sospendere la costruzione di nuovi fossili. Così, 348 miliardi di kW di elettricità prodotta ogni anno dalle centrali elettriche a combustibili fossili possono essere sostituiti dalla costruzione di 232 GW di nuove centrali fotovoltaiche e 199 GW da pale eoliche. La costruzione di nuove centrali elettriche può essere realizzata attraverso la vendita di obbligazioni. Una simile centrale elettrica potrebbe produrre più entrate all’anno e coprire i costi di costruzione della prossima. E’ necessario aumentare di 3 – 5 volte la produzione di energia dalle centrali solari ed eoliche per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, ma questo richiede volontà politica e azioni concertate di vari Stati».

 

Dalla tavola rotonda è emerso che «Il massiccio sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili è condizione indispensabile per raggiungere il settimo obiettivo di sviluppo sostenibile» e gli esempi citati più spesso sono i vantaggi dell’utilizzo dell’energia solare ed eolica, ma Tom Blees, del Global Award Prize International Committee Committee e presidente del Science Council for Global Initiatives, ritiene che l’energia solare ed eolica non sia sufficiente a coprire la crescente domanda di energia elettrica: «Le centrali eoliche e solari richiedono aree pari al Sud America per fornire elettricità ecologica a tutti i cittadini della Terra». Al contrario di molti suoi colleghi Blees è convinto che «L’energia nucleare è la chiave per raggiungere uno sviluppo energetico sostenibile» e tra le opzioni promettenti per gli impianti nucleari ha citato i low-pressure thorium reactors on molten salts. Un progetto molto contestato da ambientalisti ed altri esperti di energia perché prevede addirittura centrali nucleari galleggianti trasportate verso regioni che necessitano di elettricità, quindi in Paesi in via di Sviluppo che non hanno i mezzi per costruire i propri impianti nucleari e nemmeno le conoscenze e le capacità tecniche per gestirli. Ma per Blees questo costoso neocolonialismo nucleare, realizzato in Paesi che dispongono di abbondanti fonti energetiche alternative non sfruttate, «migliorerà la qualità della vita dei cittadini e aumenterà la produzione».

 

Non la pensa certamente così Thorsteinn Ingi Sigfusson, vincitore del Global Energy Prize Award 2007 e direttore generale del Centro di innovazione islandese, che ha parlato di altri metodi per ottenere energia da fonti rinnovabili. Sigfusson ha sviluppato sul campo idrogeno ed energia geotermica e ha illustrato la possibilità di utilizzare l’energia della calda corrente del Golfo per riscaldare le abitazioni dell’isola di Vestmannaeyjar. «La tecnologia delle pompe di calore – ha spiegato – permette di prendere l’acqua di mare, la cui temperatura è di circa 8° C e di estrarne calore,. Per alimentare le pompe di calore occorrono 12 megawatt di elettricità e la loro efficienza è tre volte maggiore: forniscono 36 megawatt di potenza termica, che possono far risparmiare in modo significativo le risorse. Siamo già riusciti a risparmiare 17 milioni di watt di energia- Ora il mio team sta lavorando a un nuovo metodo di pesca. Il principio è usare i raggi di luce invece delle reti di nylon. Attualmente vengono consumati 650 litri di petrolio per catturare 1 tonnellata di pesce, mentre il 65% del petrolio utilizzato finisce nella rete da traino. La ragione di tali innovazioni nel mio Paese è il livello paradossalmente elevato di emissioni di CO2 pro capite, nonostante il fatto che l’Islanda abbia il più alto livello di utilizzo di energia rinnovabile nel mondo: l’82%. Stiamo cercando qualsiasi modo per ridurre la nostra impronta di carbonio».

 

Al Global Energy Prize riassumono così la discussione: «Gli esperti hanno concluso che con l’aumento della popolazione, la necessità di energia pulita potrà solo crescere. Per soddisfare la domanda di energia elettrica, è necessario aumentare la quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale, migliorare l’efficienza energetica, aumentare gli investimenti in fonti di energia pulita e tutte queste misure dovrebbero essere prese considerando gli aspetti socioeconomici di ogni regione. Allo stesso tempo, gli Stati devono dimostrare la volontà politica di realizzare una soluzione unica che sia efficace dal punto di vista ambientale ed economico, oltre che socialmente giusta». 

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