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Comunità e autoconsumo dell’energia rinnovabile

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Durante gli ultimi mesi sono stati fatti importanti passi avanti per quanto riguarda lo sviluppo dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili e delle comunità dell’energia. In primo luogo, con la delibera 318/2020/R/eel del 4 agosto, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) ha definito i requisiti per l’accesso agli incentivi e i modelli di calcolo per determinare i corrispettivi che dovranno essere erogati dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) agli autoconsumatori che agiscono collettivamente e ai membri delle comunità energetiche (differenziando le procedure di calcolo per l’una e per l’altra categoria).

 

In particolare, è stato definito il contributo tariffario, calcolato sulla base delle componenti di trasmissione e distribuzione e dell’energia condivisa all’interno della comunità (una sorta di restituzione per le perdite evitate nei sistemi di trasmissione e distribuzione).

 

Con il DM 15 settembre 2020, inoltre, il MiSE ha indicato le caratteristiche dell’incentivo. Per poter partire l’ultimo step necessario è in capo al GSE, che dovrà dettare le regole pratiche per poter ottenere i benefici sopra descritti e predisporre una sezione del proprio sito internet dedicata alle configurazioni di autoconsumo collettivo e alle comunità di energia rinnovabile e alla presentazione dei risultati del meccanismo.

 

Per quanto riguarda l’incentivo, saranno erogati, per ogni MWh di energia condivisa, 100 € per l’autoconsumo collettivo rinnovabile (ACCR) e 110 € per le comunità energetiche rinnovabili (CER). Questi valori sono in linea, tra l’altro, con quelli delle tariffe incentivanti del decreto FER 1 che, però, esclude gli impianti fotovoltaici con potenza nominale inferiore ai 20 kWp, che rappresentano invece una delle possibili soluzioni tecnologiche per la costituzione di ACCR e CER.

 

In questo modo anche l’energia prodotta dagli impianti “piccoli” torna ad essere incentivata, con la sostanziale differenza, rispetto alle misure del passato, di valorizzare maggiormente quella consumata in loco, mentre quella in eccesso dovrà essere ceduta al GSE a condizioni meno vantaggiose. Questo aspetto imporrà certamente di svolgere uno studio molto più attento e accurato dei reali profili di consumo energetico e di fare una progettazione più dettagliata, aspetto che non può che essere positivo soprattutto in un’ottica di miglioramento dell’efficienza energetica delle nasciture comunità: conoscere i consumi ex-ante e monitorarne con più attenzione l’andamento ex-post è il primo passo per effettuare azioni di miglioramento.

 

Come è noto i mesi di lockdown hanno fatto registrare un crollo dei consumi energetici dovuti al blocco delle attività produttive.

 

Consultando i rapporti mensili di TERNA, si osserva come, nel 2020, nei mesi da marzo a giugno sia stata consumata mediamente il 10% in meno di energia elettrica rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.

 

È ragionevole attendersi che diverse imprese ed enti continueranno ad usufruire dei benefici dello smart working al termine della pandemia. Con ciò modificheranno i loro consumi energetici: di conseguenza diversi lavoratori “subiranno”, a fronte di importantissimi vantaggi (primo tra tutti la riduzione dei tempi e dei costi per gli spostamenti casa-lavoro), un aumento dei loro costi energetici casalinghi.

 

Analizzando poi il tema da una prospettiva più ampia, quella dei cosiddetti benefici multipli dell’efficienza energetica, la costituzione di una comunità dell’energia – che per sua definizione è circoscritta territorialmente e ha come obiettivo quello di fornire benefici ambientali, economici e sociali ai soggetti che vi partecipano – può favorire l’incontro a livello locale di imprese, istituzioni e cittadini. Questi potrebbero vivere di più il loro territorio, proprio in virtù dello smart working, e gettare le basi per la promozione di nuove iniziative sia imprenditoriali (nuovi servizi per chi lavora da casa), sia energetiche, quali programmi di efficientamento energetico degli edifici, di mobilità sostenibile e condivisa, etc.

 

Autoconsumo e comunità energetiche rinnovabili hanno dunque la possibilità di contribuire a uno sviluppo più sostenibile dei territori e dei centri abitati, tanto più se saranno pensate e accompagnate da misure di riqualificazione energetica e sismica degli edifici. Tanto più che è disponibile il superbonus al 110% del Decreto Rilancio (il 110% può essere tra l’altro impiegato in alternativa all’incentivo previsto dal DM 15 settembre 2020 per realizzare impianti da impiegare in ACCR e CER, laddove la realizzazione dell’impianto fotovoltaico si accompagni ad altri interventi di riqualificazione sismica o energetica dell’edificio).

 

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