In Italia giacimenti preziosi non sfruttati, risorse fondamentali per realizzare smartphone e pannelli solari
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I più grandi giacimenti al mondo di Titanio e Antimonio, due elementi rari e fondamentali per l'industria tecnologica (come smartphone e pannelli solari) si trovano in Italia, ma non vengono sfruttati. Una preziosa risorsa mondiale che in Italia resta lì, inutilizzata.
Un tema scotatnte, trattato nella prima giornata universitaria dedicata alle materie prime all'Università Sapienza di Roma, un ciclo di incontri promossi dalla Commissione europea che punta a rafforzare la competitività e l'occupazione sfruttando l'enorme potenziale del settore.
"Abbiamo una cassaforte piena di ricchezza sepolta nel terreno e non la tiriamo fuori" ha spiegato Andrea Ketoff, direttore generale di Assomineraria. Si tratta dei più grandi bacini europei, e i secondi a livello mondiale di Antimonio e Titanio - due delle cosiddette terre rare ossia elementi chiave in ambito tecnologico - che non vengono estratti ma anzi importati dall'estero.
"Nel 2011 abbiamo pubblicato - ha spiegato Mattia Pellegrini, responsabile per le materie prime nella Commissione europea - una lista delle materie da cui dipendiamo per tutte le tecnologie, e alcune di queste le importiamo al 100%".
Nonostante le grandi ricchezze presenti nel sottosuolo, sia a livello di esplorazione che di estrazione l'Italia rappresenta il fanalino di coda in Europa.
"L'Italia è uno dei più grandi produttori di marmo, sabbie e cemento ma è anche ricca di idrocarburi e molti elementi preziosi che non vengono sfruttati.
Bisogna inoltre comprendere che non è possibile sostenere l'industria delle tecnologie verdi, così come tutto il mondo digitale, senza l'estrazione di questi minerali. Sono infatti insostituibili per realizzare celle fotovoltaiche o le turbine eoliche".
L'economia hi-tech, come gli smartphone, i computer, le tecnologie a schermo piatto o le macchine ibride o elettriche, non potrebbero essere realizzati senza determinate materie prime e si stima che almeno trenta milioni di posti di lavoro nell'Ue dipendano dall'accesso alle materie prime.
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